“L’umanità avrà la sorte che saprà meritarsi” diceva Albert Einstein ancora nel secolo scorso; tuttavia, nella maggior parte dei casi, le azioni dell’uomo non hanno ricadute soltanto su di noi, bensì sul benessere e l’esistenza stessa del mondo e dell’ecosistema che ci circonda; il prezzo più alto, in questo caso, lo ha dovuto pagare proprio la natura, in particolar modo un lago, uno dei più grandi e importanti della nostra epoca: il lago d’Aral.
Localizzazione geografica
Il lago d’Aral, situato in Asia centrale, fra il Kazakistan e l’Uzbekistan, è stato, fino alla sua quasi totale scomparsa, uno dei laghi più grandi al mondo, con la bellezza di circa 68.000 km quadrati di superficie. Di origine oceanica, tale specchio d’acqua, caratterizzato da acque salate, ha dovuto subire una drastica riduzione della sua estensione, fino ad arrivare a circa 20.000 km quadrati, anche se con variazioni più o meno consistenti.
Date le condizioni ambientali aride, che comportano una scarsa piovosità, la fonte di sostentamento principale per il lago erano due fiumi immissari, ovvero l’Amu Darya e il Syr Darya.
Fig. 1.1: Localizzazione geografica del lago d'Aral, con i suoi due fiumi immissari (Amu Darya e Syr Darya) - Crediti: Kmusser, Karl Musser; CC BY-SA 2.5 (Wikipedia), non sono state apportate modifiche.
L'inizio della fine
Sebbene il livello delle acque del lago d’Aral fosse già da tempo soggetto a variazioni, talvolta anche consistenti, capaci persino di causarne la quasi totale sparizione, l’origine delle condizioni drastiche in cui imperversa attualmente il lago sono da ricercarsi nel secolo scorso, in particolar modo a partire dagli anni sessanta, momento in cui, l’Unione Sovietica, che allora controllava quelle aree, decise, al fine di aumentare la produzione agricola nelle aree limitrofe, in particolar modo quella di cotone, di deviare il flusso dei due fiumi immissari che alimentavano e che permettevano pertanto l’esistenza del lago stesso (Amu Darya e Syr Darya).
Come se non bastasse, i canali impiegati al fine di far defluire l’acqua verso i campi, vennero realizzati con poca attenzione verso le inevitabili perdite che si potevano verificare, portando, in questo modo, ad enormi fenomeni di spreco idrico, causati tanto per evaporazione, quanto per filtrazioni: le stime delle perdite parlano di uno spreco complessivo che va dal 30 ad oltre il 70% della quantità totale di acqua trasportata.
Fig. 1.2: Lago d'Aral visto dal satellite (a destra nel 1989, a sinistra nel 2014) - Crediti: NASA (Wikipedia).
Mea Culpa... Mea Maxima Culpa
Anche se, a prima vista, si possa pensare che l’unico vero grande danno sia la quasi totale scomparsa di uno dei laghi più grandi al mondo, in realtà, tale disastro ambientale porta con se innumerevoli altre problematiche, ben più gravi del semplice prosciugamento: innanzitutto l’abbassamento del livello delle acque ha portato danni pesantissimi alla biodiversità presente in quell’area, portando alla sparizione di 20 specie di pesci che prosperavano nelle sue acque, nonché al collasso stesso degli ambienti e habitat; l’inquinamento da agenti chimici, utilizzati al fine di massimizzare la produzione agricola, ha provocato e sta provocando tutt’ora non soltanto danni ambientali, ma anche problemi fisici alla popolazione locale, come malattie respiratorie; l’inaridimento ulteriore dell’ambiente circostante, con forti venti tossici che imperversano nell’area; carenza di fonti di sostentamento per la popolazione, la quale, prima del grande disastro, utilizzava il lago come luogo di pesca.
Fig. 1.3: Se prima il lago d'Aral era un luogo di prosperità, tanto per noi esseri umani, quanto per altre specie animali, ora è divenuto un cimitero sterile e inquinato di antiche navi - Crediti: Staecker (Wikipedia)
C'è chi ce la fa... e chi no
Di tutte le acque presenti nel lago originario, la parte che è stata maggiormente colpita è senza dubbio alcuno la parte meridionale, della quale oggi rimane soltanto una porzione occidentale che si sviluppa verso nord, nel mentre quella settentrionale è ad oggi quella che presenta minor danni.
Quest’ultima, inoltre, ha tentato e sta tentando di rimediare e arginare in parte ai problemi che si sono verificati.
Fig. 1.4: Fotografia satellitare del lago d'Aral scattata nel 2021, la parte sud del lago si è nuovamente prosciugata - Crediti: NASA (Wikipedia)
Inquinanti, pesticidi e... Armi!
Come se non bastasse, al centro di ciò che resta del lago d’Aral, era presente un insediamento militare sovietico, oggigiorno abbandonato, che aveva l’obiettivo di sviluppare armi biologiche, al cui interno sono stati trovati, fra le varie, fusti di antrace.
Così l'Aral, così la Terra
Quello del lago d’Aral è un esempio lampante di come l’umanità, o meglio, la sua avidità e “incoscienza”, possa non soltanto rovinare se stessi e i propri simili, ma il mondo intero, con i suoi ecosistemi, habitat ed equilibri.
Conoscere la storia, nonché i propri errori, è di fondamentale importanza affinché la nostra specie, che notoriamente sta collezionando disastri ambientali, possa magari, un domani, vivere rispettando un po’ di più la stessa Terra che l’ha generata.
Ma forse questa è solo un’utopia.
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