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I "cervi" dai denti a sciabola - Hydropotes inermis e la famiglia Moschidae

  • Immagine del redattore: Damiano Furlan
    Damiano Furlan
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 9 min

Aggiornamento: 9 ore fa

A questo mondo, obiettivamente, esistono poche certezze, tuttavia una delle poche che possiamo definire tali è che la natura, nel corso di centinaia di milioni di anni, è riuscita a dare alla luce una quantità spropositata di specie animali, ognuna diversa dalle altre, ciascuna con le proprie peculiarità, tanto morfologiche quanto etologiche.

Nonostante siamo portati a ritenere che certi gruppi di animali siano ben definiti, con le loro caratteristiche specifiche, molto spesso accade che qualche specie, sconosciuta al grande pubblico, generi un po' di confusione.

È proprio questo il caso di Hydropotes inermis, una specie di artiodattilo appartenente alla famiglia dei cervidi che sembra essere un po' un intruso a causa dei suoi denti piuttosto particolari, tanto che lo hanno reso famoso come "il cervo dai denti a sciabola".

Tuttavia non crediate che questa specie sia la sola a possedere delle zanne così prominenti!


Habitat e diffusione

Fig. 1.1
Fig. 1.1

Appartenente all'ordine Artiodactyla e alla famiglia Cervidae, il suo nome scientifico è Hydropotes inermis, nome assegnatogli da un certo naturalista inglese di nome Robert Swinhoe nel 1870.

Parlando di nomi comuni, questa specie ne presenta numerosi: talvolta viene chiamato sia cervo d'acqua che capriolo d'acqua (nella variante inglese water deer), "cervo vampiro" o ancora "cervo dai denti a sciabola", a causa dei suoi denti particolarmente prominenti e sporgenti.


Fig. 1.2
Fig. 1.2

Questo particolarissimo animale prospera nell'estremo oriente, in particolar modo in alcune aree della Cina e della Corea, sia del nord che del sud, in quest'ultima con una popolazione limitata in aree particolarmente urbane, come ad esempio nella provincia di Kyunggi, oppure del tutto assente, come a Seoul o nell'isola di Jeju.

Nonostante l'Asia sia la sua patria originale, nel corso del tempo, diversi esemplari sono stati introdotti anche in Europa, più di preciso in Inghilterra e in Francia, luogo in cui si sono riprodotti e diffusi.

Secondo una ricerca scientifica pubblicata nel 2021 dalla Royal Society, grazie al ritrovamento e all'analisi di diversi resti animali rinvenuti nel sito patrimonio dell'Umanità di Hang Thung Binh 1 presso Tràng An, sembrerebbe che questa specie presentasse in passato, intorno ai 13.000-16.000 anni fa, un areale ben più ampio, spingendosi più a sud, fino al Vietnam.


Per quanto concerne gli habitat prediletti da H. inermis, troviamo ad esempio le foreste, praterie o in generale le aree caratterizzate da una umidità elevata: ecco dunque che è possibile imbattersi in questo animale in pianure costiere o paludi salmastre, caratterizzati da piccoli arbusti e da una fitta vegetazione.


Fig. 1.1: Mappa in cui è evidenziato l'areale di Hydropotes inermis, con evidenziate le aree in cui le popolazioni di questa specie insistono tutt'oggi e quelle storiche - Crediti: Hfjhjoiijklij4 (CC BY-SA 4.0).

Fig. 1.2: Esemplare di H. inermis presso lo zoo di Whipsnade, in Inghilterra - Crediti: Altaileopard.


Morfologia e comportamento

Fig. 1.3
Fig. 1.3

Lunghi in genere 1 metro di lunghezza, mentre alti circa 50 centimetri, con un peso che si aggira intorno ai 12 chili (i maschi sono in media un po' più pesanti delle femmine), la loro pelliccia presenta un colore variabile a seconda della parte del corpo di riferimento: tipicamente più scura sulla schiena, con un colore marroncino scuro fino al bruno, mentre più chiaro sul ventre e sul collo, con un colore dal marroncino chiaro al giallino.

Oltre ai palchi, gli esemplari di questa specie sono pressoché sprovvisti persino della coda, che risulta praticamente assente a vista d'occhio, escluso durante il periodo di accoppiamento negli esemplari maschi.

Guardando gli esemplari di questa specie, una cosa di certo non può passare inosservata: due lunghi denti canini particolarmente sporgenti che si sviluppano dall'arcata dentaria superiore, capaci di raggiungere circa 8 centimetri di lunghezza.

Fig. 1.4
Fig. 1.4

Questa particolarità morfologica, che ricorda molto le famosissime tigri dai denti a sciabola, nonché i vampiri, è riscontrabile soltanto negli esemplari maschili, in quanto le femmine, sebbene presentino comunque due canini nell'arcata dentaria superiore, hanno tuttavia delle dimensioni molto minori.

Le ragioni dietro a questa morfologia così curiosa è da ricercarsi nell'accoppiamento: questi denti così prominenti vengono utilizzati durante la fase di accoppiamento, in particolar modo durante le lotte fra gli esemplari maschili, al fine di conquistare la femmina.

Gli esemplari di H. inermis sono soliti muoversi con un'andatura piuttosto particolare, specie quando corrono, effettuando dei piccoli saltelli, cosa che ricorda molto i conigli.


Fig. 1.5
Fig. 1.5

In termini di abitudini sociali, i cervi d'acqua sono considerati piuttosto solitari, ad eccezion fatta dei periodi riproduttivi, in quanto sono piuttosto territoriali.

Per quanto concerne la riproduzione, il cervo d'acqua ha uno stile riproduttivo piuttosto comune in natura, e prende il nome di poliginia: ogni esemplare maschile, dunque, nel corso della sua vita, avrà modo di riprodursi con più esemplari femminili, dunque l'opposto della poliandria, in cui ogni femmina avrà modo di accoppiarsi con più esemplari maschili.

Parlando di dieta, il cervo d'acqua è essenzialmente erbivoro, e trae copioso nutrimento dalla fitta vegetazione che prospera negli habitat in cui vive.


Fig. 1.3: Scheletro di un esemplare maschio di H. inermis - Crediti: Mrjohncummings (CC BY-SA 3.0).

Fig. 1.4: Particolare della testa di un esemplare maschio, in cui sono ben visibili i due canini particolarmente sporgenti - Crediti: David J. Stang (CC BY-SA 4.0).

Fig. 1.5: Esemplare femmina con due cuccioli in mezzo ad uno specchio d'acqua, uno dei suoi luoghi preferiti dove prosperare - Crediti: Nick Goodrum (CC BY 2.0).


Il nome e le sottospecie

Fig. 1.6
Fig. 1.6

Da un punto di vista di classificazione scientifica, Hydropotes inermis è attualmente l'unica specie a rientrare nel genere Hydropotes, tuttavia quest'ultima presenta due diverse sottospecie, piuttosto simili l'una dall'altra, differenziate a seconda dell'area che popolano: Hydropotes inermis inermis, diffusa in Cina e Hydropotes inermis agryropus, diffusa in Corea.

Il nome scientifico, ovvero Hydropotes inermis, da un punto di vista etimologico, è tutt'altro che casuale, in quanto, il nome del genere e dell'epiteto specifico fanno riferimento sia all'habitat da lui prediletto, che ad una sua caratteristica morfologica: Il nome del genere, ovvero "Hydropotes" deriva dalla fusione di due parole greche: "hydro" e "potes", il cui significato rimanda all'habitat ideale in cui prospera, particolarmente ricco di acqua (non a caso viene comunemente chiamato proprio "cervo d'acqua" o "capriolo d'acqua"), nel mentre l'epiteto specifico, ovvero "inermis", significa "inerme", un riferimento dunque al fatto che questa specie, a differenza di altri cervidi, è completamente sprovvista di palchi, tanto nei maschi, quanto nelle femmine.


Fig.1.6: Esemplare di Hydropotes inemis inermis (dunque la sottospecie cinese) presso lo zoo di Whipsnade - Crediti: William Warby (CC BY 2.0).


Dei denti unici? Non proprio...

Ciò che rende iconica questa specie, come detto poc'anzi, sono sicuramente i denti canini particolarmente allungati, così tanto che sono visibili anche quando l'animale tiene la bocca chiusa.

Fig. 1.7
Fig. 1.7

Questa caratteristica morfologica, tuttavia, non è unica di questa specie, bensì di altre specie appartenenti sempre all'ordine Artiodacrtyla, ma non alla famiglia Cervidae (a cui appartiene Hydropotes inermis), bensì alla famiglia Moschidae e al genere Moschus, gruppo di animali le cui origini e parentele sono difficili da ricostruire.

La famiglia Moschidae, oltre ad essere piuttosto particolare, possiede un rapporto di parentela più stretto con i bovidi (famiglia Bovidae) piuttosto che con i cervidi.

All'interno di questo genere è possibile trovare specie come Moschus moschiferus, noto comunemente come mosco siberiano e diffuso anch'esso nell'estremo oriente in stati come Corea del Nord e del Sud, nord della Cina, Mongolia e Russia, nonché classificato come "Vulnerabile", a causa della sua popolazione in decrescita; oppure Moschus fuscus, noto comunemente come mosco nero, diffuso in Cina, India, Buthan, Nepal e Myanmar, considerato come un animale in pericolo di estinzione; Moschus berezovskii, noto come mosco nano, diffuso in Cina e Vietnam, considerato anch'esso come in pericolo di estinzione; Moschus chrysogaster, chiamato comunemente come mosco alpino, diffuso in Cina, India, Buthan e Nepal, neanche a dirlo, anch'esso in pericolo di estinzione; e Moschus leucogaster, noto al grande pubblico come mosco dell'Himalaya (il cui nome comune potrebbe già far capire quali aree popoli), diffuso in stati come Cina, Buthan, Nepal e India, con un areale stretto e allungato che percorre proprio la fascia himalayana, anch'egli considerato in pericolo di estinzione.

In buona sostanza, con questo rapido excursus di specie che presentano dei denti canini così prominenti, avete compreso che sono diffuse prevalentemente in Asia e che presentano tutte, chi più chi meno, delle popolazioni piuttosto limitate, a causa della loro conservazione instabile.


Fig. 1.8
Fig. 1.8

Sempre parlando di questo genere, piccola curiosità: specie come Moschus moschiferus risultano essere molto importanti da un punto di vista dell'industria cosmetica, dal momento che questi animali sono dotati di una piccola sacca a forma di pallina al cui interno sono presenti sostanze chimiche utili per marcare il territorio durante i periodi riproduttivi.

Il motivo per cui viene impiegato in ambito cosmetico è perché risulta ottimale come fissativo.

Fig. 1.9
Fig. 1.9

Fig. 1.7: Fotografia raffigurante un esemplare di Moschus moschiferus, in particolar modo un dettagli della testa - Crediti: Николай Усик (CC BY-SA 3.0).

Fig. 1.8: Sacca di muschio proveniente da un esemplare di Moschidae - Crediti: 乌拉跨氪 (CC BY-SA 3.0).

Fig. 1.9: Esempi di specie appartenenti al genere Moschus (Da sinistra verso destra):

  • Esemplare tassidermizzato di Moschus fuscus, il cosiddetto mosco nero, presso il Museo di Storia Naturale di Zoologia di Kunming - Crediti: Daderot;

  • Esemplare tassidermizzato di Moschus berezovskii, chiamato mosco nano, presso il Museo di Storia Naturale di Zoologia di Kunming - Crediti: Daderot;

  • Rappresentazione artistica di un esemplare di Moschus chrysogaster, ovvero il mosco alpino - Crediti: H. Milne Edwards - H. Milne Edwards.


Analoghi dal passato

Nel capitolo appena concluso ho avuto modo di presentarvi una certa variabilità di specie viventi tutt'oggi che presentano dei canini piuttosto simili a quelli di Hydropotes inermis, anche se non appartengono alla stessa famiglia, tuttavia questa similitudine non si limita soltanto al presente, bensì anche al passato geologico, in quanto, mediante la ricerca paleontologica, sono stati rinvenuti diversi organismi che presentavano una morfologia piuttosto simile, provenienti da diverse parti del mondo.

Fig. 1.10
Fig. 1.10

Appartenente sempre alla famiglia Moschidae possiamo trovare infatti diversi generi ormai estinti, vissuti diversi milioni di anni fa, tutti quanti orbitanti intorno al Miocene (23,03 - 5,33 milioni di anni fa), come ad esempio Micromeryx, i cui resti fossili sono stati rinvenuti in diverse aree dell'Europa, come in Spagna, Germania e Turchia, ma anche fino in Asia; Hispanomeryx, spesso citato insieme a Micromeryx, diffuso principalmente in Spagna e in Cina; Blastomeryx, il cui genere venne descritto da Edward Drinker Cope nel 1877, era diffuso in nord America, dunque ben distante dai territori in cui erano diffusi e sono diffusi tutt'oggi gli appartenenti alla famiglia Moschidae; Oriomeryx, genere descritto da Ginsburg nel 1985, diffuso anche questa volta principalmente in Spagna, in particolar modo a Saragozza e nel sud della Francia; e Longirostomeryx, descritto nel 1937 da Frick e rinvenuto in diverse aree degli Stati Uniti d'America, come ad esempio Texas, Nebraska, New Mexico, Kansas e South Dakota, di cui sono note svariate specie, come L. wellsi e L. clarendonensis.


Fig. 1.11
Fig. 1.11

Fig. 1.10: Ricostruzione di un esemplare maschile di Micromeryx - Crediti: Ra'ike (CC BY-SA 3.0)

Fig. 1.11: (da sinistra a destra):

  • Scheletro di un esemplare maschio di Micromeryx presso il Museo am Löwentor di Stoccarda - Crediti: Ra'ike (CC BY-SA 3.0);

  • Fossile di un esemplare femminile di Longirostomeryx, rinvenuto nel Nebraska - Crediti: Jamer St. John (CC BY 2.0).


Una specie minacciata

Fig. 1.12
Fig. 1.12

Ebbene, da un punto di vista conservazionistico H. inermis non se la passa molto bene, in quanto è stata classificata dall'IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) come "Vulnerabile", ovvero lo step appena prima di "In Pericolo".

In termini di minacce, manco a dirlo, al primo posto troviamo sicuramente l'attività antropica, la quale, a causa dell'espansione dei centri urbani e industriali, riduzione dell'habitat al fine di riconvertirlo in aree coltivate e il bracconaggio stesso, rendono le condizioni della sua popolazioni piuttosto critiche.

Come se non bastasse, questo animale viene talvolta cacciato, soprattutto in Cina, per essere impiegato nella medicina tradizionale.

D'altro canto, questa specie risulta più sicura nel suo habitat a causa della sostanziale riduzione di alcuni dei suoi predatori naturali storici.


Fig. 1.12: Esemplare giovanile di H. inermis presso lo zoo di Beijingm in Cina - Crediti: Snowyowls (CC BY-SA 2.0)


Crediti immagini di copertina:

  • (Sinistra): William Warby (CC BY 2.0);

  • (Destra): Николай Усик (CC BY-SA 3.0).


Fonti:

  • Paleobiodatabase (paleobiodb)

  • Kim, BJ., Oh, DH., Chun, SH. et al. Distribution, density, and habitat use of the Korean water deer (Hydropotes inermis argyropus) in Korea. Landscape Ecol Eng 7, 291–297 (2011).

  • Stimpson C. M., O'Donnell S., Huong N. T. M., Holmes R., Utting B., Kahlert T. and Rabett R. J. 2021Confirmed archaeological evidence of water deer in Vietnam: relics of the Pleistocene or a shifting baseline?R. Soc. Open Sci.8210529

  • Animalia

  • Britannica

  • IUCN Red List (Hydropotes inermis) et. al.

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