Il mondo naturale, si sa, è pieno di sorprese e non serve andare tanto distanti per potersi imbattere in una vera e propria perla paleontologica...
Ci troviamo in Italia, più precisamente in Umbria, in provincia di Terni, è proprio qui che è possibile trovare uno dei siti più peculiari e insoliti al mondo: la foresta fossile di Dunarobba.
Il sito paleontologico
Il sito in questione è divenuto di fama internazionale soltanto di recente grazie alla grande affluenza di visitatori nonché ricercatori intenti ad approfondire questo particolarissimo fenomeno naturale.
Gli alberi conservati, circa una cinquantina, presentano ancora una posizione verticale (come quando erano in vita), possiedono un'altezza di circa 8 metri e un diametro di 2 metri. Appartenenti ad una specie estinta di conifere, riconducibili al genere Glyptostrobus, sono stati datati a circa 2,5 milioni di anni fa (risalenti quindi al Pliocene).
Gli alberi in questione, quando erano in vita, potevano raggiungere la bellezza di 30 metri di altezza, inoltre, a seguito di diverse analisi, si è stabilito che, prima di venire seppelliti dai detriti, queste piante vissero tra i 2000 e i 3000 anni.
Attualmente, la maggior parte dei resti dei tronchi fossili è stata coperta con delle tettoie, onde evitare che i fenomeni atmosferici li deteriorino.
In situ inoltre è presente il Centro di Paleontologia Vegetale, nel quale vengono studiati i reperti rinvenuti.
Un po' di storia
L'esistenza di resti di tronchi fossilizzati in questa area non è una scoperta recente, dal momento che tale sito venne studiato dallo stesso fondatore dell'accademia dei Lincei, Federico Cesi intorno al 1600.
La storia di questa foresta salì alla ribalta negli anni '70 del secolo scorso, in seguito all'apertura di una cava di argilla in quelle aree.
Una volta informate le autorità competenti di tale scoperta, il sito divenne presto una zona tutelata e dall'interesse paleontologico internazionale.
Come si sono conservati?
I tronchi fossili in questione sono riusciti a conservarsi e ad arrivare sino a noi grazie al progressivo accumulo di sedimenti, i quali, a poco a poco, iniziarono a ricoprire la base degli alberi, nel mentre che la cima veniva deteriorata e distrutta dagli eventi atmosferici.
Il ruolo principale venne svolto dall'argilla, la quale, essendo impermeabile, ha costituito uno strato protettivo oltre il quale i naturali processi di deterioramento non potevano avvenire, conservando il legno così come era in origine.
Il paleoambiente

Le particolari condizioni ambientali con cui si sono conservati i resti dei tronchi fossilizzati hanno permesso anche la conservazione di altre forme di vita, capaci dunque di fornire informazioni preziose sull'intero paleoambiente del tempo.
L'ambiente in questione, infatti, sarebbe stato una foresta temperata-umida, dove era presente un vasto lago, chiamato lago Tiberino, caratterizzato da rive paludose soggette alla subsidenza (sprofondamento del terreno).
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