Il fatto che la Natura abbia sempre in serbo qualcosa di sorprendente da scoprire è ormai acclarato e non necessita di ulteriori prove di questa assoluta verità. Siamo spesso portati a pensare che siano soltanto gli animali od organismi unicellulari a potersi muovere attivamente, no? Voglio dire, oltre a qualche caso controverso riguardante il mondo vegetale (vedi la palma Socratea exorrhiza, argomento già trattato all'interno di questo sito) non avete mai visto, ad esempio, un sasso muoversi... Giusto?
Notizia fresca fresca: esistono delle rocce capaci di muoversi (anche se non di loro spontanea volontà).
Ve ne parlo.
Dove avviene il fenomeno?
Il fenomeno delle pietre capaci di muoversi da sole, noto in italiano semplicemente come “pietre mobili”, oppure in inglese come “moving rocks” o “sliding rocks”, avviene in un luogo remoto e inospitale degli Stati Uniti d’America, più nello specifico in California, nella famosissima Valle della Morte.
Situata ad oltre 1000 metri di altitudine ed accerchiata da montagne, l’area in cui è possibile osservare tale fenomeno è in realtà molto ristretta, limitata soltanto alla Racetrack Playa, lunga circa 4,50 km e larga circa 2 km.
Un tempo questo luogo era occupato da un lago, oggigiorno prosciugato.
In questo paesaggio così desolato e, per certi versi, alieno, non sono gli animali a fare trambusto, bensì le pietre! Qui se ne possono trovare centinaia, ognuna con dimensione, forma e peso differenti (alcune arrivano a pesare centinaia di chili).
Fig. 1.1: Racetrack Playa fotografato da un satellite - Crediti: National Park Service.
Come si fa a sapere che si muovono?
Se avete mai avuto sottomano un atlante sulla natura, o magari un libro sui misteri ancora irrisolti del mondo, è estremamente probabile che ci fosse proprio una sezione dedicata a questo fenomeno, dotata magari di una ricca documentazione fotografica.
Per poter capire che tali pietre sono capaci di muoversi è sufficiente guardarle: dietro ad ognuna di esse, infatti, è presente una scia, più o meno rettilinea e pronunciata, generata proprio dallo slittare di quest’ultima sul suolo.
Una delle peculiarità del movimento di queste rocce, inoltre, è la direzione da loro percorse: analizzando le traiettorie lasciate sul terreno, è stato possibile constatare che rocce differenti distanti tra loro percorrevano traiettorie parallele, sia in percorsi rettilinei, che durante cambi di direzione o persino inversioni di marcia. Tutto questo, ovviamente, non faceva che rendere il mistero ancor più fitto…
Fig. 1.2: - Traiettoria percorsa da una pietra nella Racetrack Playa: come si può notare non sempre percorrono traiettorie rettilinee - Crediti: Jon Sullivan.
Fig. 1.3: Tracce lasciate dalle rocce nella Racetrack Playa durante il dicembre del 2013 - Crediti: Richard D. Norris, James M. Norris, Ralph D. Lorenz, Jib Ray, Brian Jackson (CC BY 1.0) Wikipedia.
Un quesito durato decenni
I ricercatori sono riusciti ad ottenere una risposta a questo fenomeno estremamente peculiare soltanto nel 2014, 10 anni fa, anche se tale questione era già nota da diverso tempo ai ricercatori: già dagli anni ‘40 del secolo scorso si era iniziato ad interrogarsi circa la natura di tale fenomeno, riuscendo a formulare delle ipotesi che, in fin dei conti, si avvicinavano abbastanza alla spiegazione avanzata recentemente, tuttavia non si ottennero mai delle prove concrete a sostegno.
Fra le varie motivazioni che hanno portato notevoli rallentamenti alla comprensione di tale fenomeno vi sono in primo luogo le condizioni sfavorevoli dell’area in questione: la Valle della Morte californiana è un luogo estremamente desolato, arido e inospitale (il nome del resto non è stato dato a caso), con picchi di temperature che possono superare persino i 50°C, nonché escursioni termiche estreme fra il giorno e la notte; in secondo luogo vi è la rarità del movimento delle rocce: affinché quest'ultime possano muoversi, è necessario attendere le giuste condizioni ambientali, cosa che può richiedere giorni, settimane, mesi o addirittura anni di attesa.
Fig. 1.4: Zabriskie Point presso la Death Valley californiana. - Crediti: Roger469.
Come poter studiare un fenomeno simile?
Al fine di riuscire ad arginare entrambi gli ostacoli, sono stati messi in atto tutta una serie di sistemi per monitorare il movimento delle rocce, come ad esempio: l’impiego di registrazioni in time-lapse, di stazioni meteorologiche e persino sistemi GPS, alcuni dei quali montati su alcune rocce, per poterne registrare eventuali movimenti.
Fig. 1.5: Una delle tante pietre presenti nella Racetrack Playa - Crediti: Trialsanderrors (CC BY 2.0).
Risposte all'orizzonte
La chiave di lettura definitiva di questo fenomeno, come detto poc’anzi, è stata avanzata nel 2014 sulla rivista scientifica “PLOS ONE”.
Affinché questo fenomeno possa avvenire, è necessaria tutta una serie di eventi concatenati fra loro: in primo luogo è indispensabile che nell’area della Racetrack Playa insistano delle precipitazioni (fenomeno già di per sé piuttosto raro per quelle zone).
Una volta che l’acqua si deposita sulla superficie del lago ormai prosciugato, grazie alle temperature estremamente rigide tipiche delle notti nel deserto, il suddetto strato di acqua si ghiaccia, generando, appunto, un sottile strato di ghiaccio di qualche millimetro di spessore più o meno esteso, andando a circondare anche le pietre stesse (senza però ricoprirle per intero).
Col sorgere del Sole, questo sottile strato di ghiaccio comincia a creparsi e sciogliersi, rendendo i frammenti di ghiaccio delle lastre capaci di scivolare sopra allo strato di acqua e fango sottostante. A dettare la direzione da percorrere è, in primis, il vento (teorie precedenti affermavano che fossero necessari venti estremamente forti, tuttavia si è constatato che anche dei venti più deboli fossero comunque capaci di dare la spinta necessaria); in secondo, la direzione percorsa dallo strato di acqua sottostante; inoltre, è proprio grazie alla presenza dello strato di fango che le pietre sono capaci di tracciare le famose scie.
Uno degli aspetti più curiosi dell’intera vicenda è che, coloro che hanno realizzato lo studio pubblicato su PLOS ONE nel 2014, durante il mese di dicembre del 2013, sono stati persino capaci di osservare con i loro occhi le condizioni ideali con cui le rocce riuscivano a spostarsi, imbattendosi in una distesa di ghiaccio sottile al di sopra della Racetrack.
All’interno del mondo naturale, molto probabilmente questo fenomeno è uno dei più peculiari e noti al grande pubblico, capace di assumere delle connotazioni quasi mitologiche o leggendarie.
Chissà quanti altri fenomeni naturali così particolari, quasi al limite della fantasia, si sono verificati sul nostro pianeta sin dalla sua origine, eventi dei quali, con estrema probabilità, non verremo mai a conoscenza.
Fig. 1.6: Rocce presenti sulla Racetrack Playa allestite con un sistema GPS per gli esperimenti - Crediti: Norris R, Norris J, Lorenz R, Ray J, Jackson B (CC BY 4.0).
Fig. 1.7: Una delle tante rocce mobili presenti nella Racetrack - Crediti: Lgcharlot (CC BY-SA 4.0).
Fig. 1.8: Fotografia panoramica della Racetrack Playa durante la notte, in cui è ben visibile la Via Lattea in cielo - Crediti: Dan Duriscoe, National Park Service.
Crediti immagine di copertina: Lgcharlot (CC BY-SA 4.0), colori modificati.
Fonti:
Norris RD, Norris JM, Lorenz RD, Ray J, Jackson B (2014) Sliding Rocks on Racetrack Playa, Death Valley National Park: First Observation of Rocks in Motion. PLoS ONE 9(8): e105948. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0105948
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