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Immagine del redattoreDamiano Furlan

Becco a scarpa - Balaeniceps rex

Sguardo di ghiaccio, becco enorme e aspetto preistorico: sono solo alcune delle caratteristiche principali di… Balaeniceps rex


Habitat e diffusione

Chiamato comunemente "becco a scarpa", o in inglese "shoebill", il suo areale si concentra nell’Africa centrale, nello specifico in stati come sud Sudan, Ruanda, Uganda, Congo orientale, Zambia settentrionale e Tanzania occidentale.

Ambiente tropicale e paludi di acqua dolce poco ossigenate: sono questi gli ambienti ideali per Balaeniceps rex.


Tanti pesci per il re

Caratterizzato da una dieta carnivora, questo grande uccello si nutre prevalentemente di pesci, in particolare i pesci polmonati, i quali, vivendo in un ambiente povero di ossigeno, necessitano ogni tanto di affiorare in superficie.

Tuttavia non sono solo i pesci l’unica fonte di sostentamento di questo uccello, ma anche altri animali, alcuni dei quali assolutamente insospettabili, quali tartarughe, serpenti, rane e giovani coccodrilli.


Fig. 1.1: esemplare di Balaeniceps rex al Pairi Daiza, uno zoo in Belgio - Crediti: Hans Hillewaert - CC BY-SA 3.0 (Wikipedia)


Solitario nella palude

Particolarmente solitario, questo uccello è capace di trascorrere lunghi periodi di tempo (anche ore) fermo immobile, soprattutto in prossimità degli specchi d’acqua, in maniera tale da poter predare i pesci di passaggio, avventandosi su di loro con il suo imponente becco.

Per quanto riguarda invece il periodo riproduttivo, le femmine in media depongono da 1 a 3 uova di colore bianco, le quali verranno custodite da entrambi i genitori (le cure parentali, infatti, sono solitamente molto sviluppate all’interno del mondo degli uccelli).


Le dimensioni... Contano!

Sebbene, a giudicare dalle foto e dai video, la particolarità di questo uccello sia soltanto il becco molto voluminoso (che risulta essere uno dei più grandi al mondo, con i suoi ben 24 centimetri di lunghezza circa), in realtà ad essere particolarmente grande è l’uccello stesso, basti pensare che in media presenta 110-140 centimetri di altezza, dai 4 a 7 chili di peso e 230-260 centimetri di apertura alare. I maschi, rispetto alle femmine, inoltre, tendono ad essere in media più grandi e più pesanti.


Fig. 1.2: cranio di B. rex - Crediti: Huub Veldhuijzen van Zanten / Naturalis Biodiversity Center - CC BY-SA 3.0 (Wikipedia) (background removed)


La sopravvivenza è tutto

Una volta che il primo uovo si è schiuso, dando alla luce dunque un cucciolo di B. rex, le attenzioni dei genitori, che consistono nella protezione, approvvigionamento di cibo ed acqua, vengono riservate quasi esclusivamente a quest’ultimo, aumentando dunque le possibilità che esso diventi un adulto forte ed autosufficiente, nel mentre gli altri finiscono per essere trascurati dai genitori stessi o addirittura uccisi dal fratello maggiore (fenomeno già noto nel mondo naturale, che prende il nome di cainismo).


Uccello con mitra incorporato

Oltre a tutte le particolarità e caratteristiche fino ad ora citate, ce n’è un’altra davvero degna di nota: sebbene passi gran parte del tempo fermo e in silenzio, è capace tuttavia di generare un suono che a noi umani ricorda in tutto e per tutto il suono di una mitragliatrice, generato dallo sbattere ripetutamente e rapidamente il voluminoso becco.


Un re detronizzato

Balaeniceps rex, unica specie rappresentante della famiglia Balaenicipitidae, ha acquisito, nel corso del tempo, una certa popolarità grazie ai social, tuttavia, le condizioni circa il suo stato di conservazione non sono di certo delle migliori: secondo l’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) tale specie sarebbe considerata come vulnerabile, contando soltanto svariate migliaia di esemplari nel mondo (secondo alcune stime si conterebbero circa 5000 - 8000 esemplari in totale).

Come per la maggior parte degli animali a rischio di estinzione oggigiorno, le cause principali sono da ricondurre all’ormai onnipresente attività umana: dal disturbo generato dall’ingresso di umani nell’habitat, alla distruzione dell’ecosistema, passando per incendi, inquinamento, attività di estrazione di risorse, agricoltura e allevamento.

Il quadro che si è venuto a formare attorno a questa specie così peculiare non è affatto semplice e il rischio di un aggravamento delle condizioni della popolazione sono sempre dietro l’angolo.

Alcuni esemplari, tuttavia, possono essere trovati in alcuni zoo sparsi nel mondo, come Ueno zoo di Tokyo, il giardino zoologico di Praga in Repubblica Ceca o al Pairi Daiza, in Belgio.


Fig. 1.3: esemplare di becco a scarpa nel Lago Alberto, in Uganda - Crediti: Johannes Bahrdt - CC BY-SA 4.0 (Wikipedia)


Un nome insolito

Questo uccello così particolare ha assunto, nel corso del tempo, diversi nomi: quello di uso comune è “becco a scarpa”, nome attribuitogli, appunto, per la somiglianza del suo becco ad un vecchio zoccolo di legno che si utilizzava tempo addietro (in inglese invece viene chiamato comunemente “shoebill”; e quello scientifico, ovvero Balaeniceps rex, nome assegnatogli nel 1850 da John Gould (naturalista e ornitologo britannico nato nel 1804 a Lyme Regis e morto a Londra nel 1881). Tale nome deriva dalla fusione di due parole latine, ovvero “balaena”: balena e “caput”: testa, dunque traducibile letteralmente in “testa di balena”.


Fig. 1.4: John Gould, art by Thomas Herbert Maguire (T.H. Maguire) - Wikipedia (background removed and rotated)


Fonti:




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