top of page

I Pescatori del Tempo - Storia, Ricerca e Meraviglia di Bolca e del suo giacimento fossilifero

  • Immagine del redattore: Damiano Furlan
    Damiano Furlan
  • 5 giorni fa
  • Tempo di lettura: 17 min

Questo articolo divulgativo interamente incentrato su Bolca, la sua storia, la sua ricchezza nonché sulla sua rilevanza scientifica fa parte di un più ampio progetto avente proprio come obiettivo principale quello di diffondere e far conoscere le perle preziose del patrimonio paleontologico italiano, battezzato "Bolca, la storia scritta nelle rocce"

Per visitare tutti i contenuti a tema consultare la relativa Home Page

-


Il mondo delle scienze naturali è un qualcosa di semplicemente sconfinato, vista l'incredibile vastità di temi che può abbracciare, tanto nello spazio, quanto nel tempo.

All'interno di questo vastissimo mondo, tuttavia, una disciplina in particolare spicca, senza tema di smentita, su tutte le altre, proprio grazie alla sua naturale propensione per estendersi fino ai confini dell'immaginabile, dello scibile, affrontando miriadi di ostacoli alla comprensione della sua stessa funzione: questa disciplina non può che essere la paleontologia.


Scala dei tempi geologici - Fig. 1.1
Scala dei tempi geologici - Fig. 1.1

L'elemento principe di questa branca della scienza sono senz'altro i fossili, soggetti che, molto spesso, sentiamo come molto distanti, visto che la loro origine deriva proprio da tempi in cui l'essere umano non era ancora stato minimamente concepito dalla maestosa e alquanto elaborata macchina evolutiva.

Quando pensiamo a giacimenti fossiliferi (i cosiddetti Fossil Lagerstätten), particolarmente importanti per la comprensione e lo studio dei paleoambienti, nonché della paleofauna e flora, pensiamo sempre a luoghi molto distanti, magari in aree sconfinate e sperdute di chissà quali lande lontane, non curandoci, alle volte, che molto spesso certe ricchezze possono trovarsi molto più vicino di quanto si pensa.


L'Italia, dal canto suo, può proprio vantare un esempio concreto, un giacimento fossilifero di importanza non soltanto nazionale, bensì mondiale, testimone di una evoluzione sempre potente e imperante, nonché di una Terra viva, che muta, capace di lasciare indietro chi non sta al passo.


Fig. 1.1: Rappresentazione artistica del tempo geologico - Crediti: United States Geological Survey


Stato: Italia - Regione: Veneto

Provincia: Verona - Comune: Vestenanova


benvenuti a BOLCA


Oltre ogni ragionevole tempo

Il giacimento fossilifero di Bolca è situato in Italia, nella regione Veneto, in provincia di Verona e nel comune di Vestenanova, gemellata con la cittadina tedesca di Eichstätt dal 1973, situata in Baviera, nei cui monti e colli sono custoditi reperti fossili di inestimabile valore, utilissimi per comprendere gli ecosistemi, la fauna e la flora che vissero in queste aree milioni e milioni di anni fa.


Girolamo Fracastoro - Fig. 1.2
Girolamo Fracastoro - Fig. 1.2

Ovviamente il processo di comprensione della natura stessa dei fossili e del tempo profondo è stato molto lungo e intricato: a susseguirsi sono state innumerevoli figure di spicco, alcune delle quali vissero diverso tempo prima della scoperta e approfondimento di Bolca, nonché dell'evoluzione stessa come meccanismo biologico, uno su tutti Leonardo da Vinci, il quale, oltre ad essere stato un abilissimo e rivoluzionario inventore, si interessò anche al mondo della paleontologia, costituendo le fondamenta per la comprensione reale dei fossili, associandoli ad una natura organica e non casuale.

Il primo tassello di questa grande e intricata storia, che vide un continuo alternarsi di grandi personalità e studiosi, inizia con Girolamo Fracastoro, il quale, ancora agli inizi del 1500 (1517 per l'esattezza), avanzò l'idea che i resti fossili trovati nel veronese costituissero resti di animali veri, andando a scartare l'ipotesi del diluvio universale come possibile spiegazione dell'origine di questo fenomeno, al tempo particolarmente in voga.


L'ipotesi del diluvio universale, all'interno del processo di comprensione e approfondimento del giacimento fossilifero di Bolca risulta piuttosto centrale, in quanto venne a più riprese sostenuta e scartata, essenzialmente per fornire una spiegazione su come organismi marini potessero essere rinvenuti in aree così distanti dalle coste, nonché la natura stessa di specie così bizzarre per gli ecosistemi del nord Italia, visto che gli organismi rinvenuti presentano caratteristiche tipicamente tropicali.


Andrea Mattioli - Fig. 1.3
Andrea Mattioli - Fig. 1.3

Per quanto concerne Bolca e i suoi fossili nello specifico, la prima testimonianza scritta a noi nota risale invece al 1555, realizzata dalla mano di Andrea Mattioli.

Mattioli, sebbene ricoprì un ruolo fondamentale nel processo di scoperta e approfondimento del giacimento, realizzando una delle testimonianze più antiche, è anche vero che le idee che avanzò circa la sua origine risultano, ad oggi, piuttosto fantasiose: credette infatti che gli organismi viventi come i pesci, potessero vivere dentro le rocce mediante particolari condizioni ambientali.

Da qui fino ad oggi di idee piuttosto stravaganti circa l'origine di questo luogo, del resto, se ne sono avanzate numerosissime.


Francesco Calceolari - Fig. 1.4
Francesco Calceolari - Fig. 1.4

Nel corso del tempo, intanto, sebbene la corretta interpretazione di Bolca e delle sue origini fosse ancora lungi dal venire svelata, i reperti che venivano scoperti iniziavano ad incuriosire importanti personalità, riempiendo i musei, come quello di Francesco Calceolari nel 1571, nel quale era possibile osservare anche altre perle naturalistiche, in quella che potremmo definire una "Wunderkammer", letteralmente "camera delle meraviglie", particolarmente importante per essere stato dotato di una ricca rappresentazione dei suoi reperti da parte di Chiocco e Ceruti nel 1622.

Calceolari non fu l'unico ad iniziare ad istituire musei dotati di alcuni resti fossili di Bolca, un'altra figura importante è senz'altro Ludovico Moscardo, del quale ci sono pervenute anche diverse illustrazioni raffiguranti proprio dei fossili di Bolca, figura degna di nota anche per aver tentato la classificazione di alcuni organismi.

Pensate: persino il museo di Ulisse Aldrovandi, importante scienziato e naturalista del tempo, poteva vantare di alcuni resti fossili provenienti dalle cave di Bolca.


Antonio Vallisneri (Sopra) - Scipione Maffei (Sotto) - Fig. 1.5
Antonio Vallisneri (Sopra) - Scipione Maffei (Sotto) - Fig. 1.5

Parlando di interpretazioni vere e proprie, nel 1721 fece la sua comparsa nella scena un certo Antonio Vallisneri, caratterizzato da una visione apertamente contraria al diluvio universale così come ampiamente accettato al tempo, sostenitore, dunque, dell'idea di una Terra molto più antica di quello che al tempo si poteva immaginare, nonché dalla storia ben più complessa.

Da allora furono molte le figure che cercarono di dare delle spiegazioni più o meno fantasiose circa l'origine dei fossili: Scipione Maffei (esponente importantissimo per Bolca, in quanto divenne per un certo periodo proprietario delle cave da cui si estraevano fossili), secondo cui i vulcani permisero l'innalzamento di Bolca e del suo mare, generando una sorta di depressione nella quale si sarebbe raccolta l'acqua con i pesci che vi vivevano, venendo col tempo seppelliti; oppure il parroco Giacomo Spada, sostenitore dell'idea che attorno allo specchio d'acqua in cui vivevano i pesci insistevano delle montagne, le quali fecero cadere progressivamente detriti, soffocando i pesci.

Ad interessarsi alla questione Bolca fu anche un'altra figura veramente importante per il tempo, nonché per le scienze naturali in generale, ovvero Giovanni Arduino, famoso per essere considerato come il fondatore della stratigrafia.


Uno dei punti di svolta più importanti avvenne quando si avanzò l'idea che i pesci fossili rinvenuti fossero associati, per aspetto e caratteristiche, a organismi di origine tropicale, dunque abituati a vivere con climi particolarmente caldi, alcuni dei quali simili a specie esistenti tutt'oggi.

Alberto Fortis - Fig. 1.6
Alberto Fortis - Fig. 1.6

Fra le figure che sembrano avere contribuito a questa idea è Alberto Fortis (geologo, naturalista e mineralogista), grazie ad una sua lettera pubblicata nel 1785, tuttavia, una sicuramente più di spicco è senz'altro Serafino Volta (1754 - 1842).

Serafino Volta fu indispensabile per Bolca e per lo studio dei suoi fossili, in quanto nel 1789 si prodigò nella realizzazione dell'opera "ittiologia veronese": un autentico primato mondiale, dal momento che consiste nel primo grande lavoro di ittiologia fossile mai pubblicato al mondo, pubblicazione in cui si descrivevano ben 123 specie fossili rinvenute nel giacimento, alcune classificazioni considerate valide tutt'oggi (es. Mene rhombea).

Da questo momento molti esponenti iniziarono a realizzare collezioni di reperti fossili piuttosto ricche, come ad esempio quella di Gianbattista Gazola.


Un evento estremamente spiacevole, avvenuto di li a poco, è l'arrivo dell'avanzata napoleonica in quel di Verona, la quale, manco a dirlo, sottrasse numerosi reperti fino ad ora custoditi.

Nonostante questo fatto sia di per sé una perdita enorme per le collezioni veronesi, è anche vero che i reperti conservati in Francia vennero usati per lo studio e la ricerca scientifica, in particolar modo da un certo Louis Agassiz, a cui si devono lo studio dell'osteologia, nonché il battesimo di nuove specie.


Louis Agassiz - Fig. 1.7
Louis Agassiz - Fig. 1.7

Gli studiosi e ricercatori che, dall'800 sino ai giorni nostri, si sono dedicati all'approfondimento dei pesci fossili di Bolca sono aumentati a dismisura: basti pensare a figure come Abramo Massalongo, Arthur Smith Woodward (proveniente dal British Museum of Natural History), Rudolph Cramer oppure ancora Jacques Blot, membro del museo di Storia Naturale di Parigi che, nel 1967, si dedicò proprio a questa causa, analizzando reperti sparsi nei musei della Francia, fino ad arrivare a collaborare con Lorenzo Sorbini stesso, futuro direttore del museo di storia naturale di Verona.


Anche la componente delle pubblicazioni scientifico-divulgative ricoprì un ruolo importante in questa storia, specie in tempi più recenti, grazie ad opere come "I fossili di Bolca", di Lorenzo Sorbini stesso e "Bolca, laguna pietrificata" di Tarcisio Caltran, libri recensiti proprio per l'occasione, nonché utilizzati come fonte per la stesura stessa di questo articolo).

La proprietà vera e propria delle cave da cui si estraevano i fossili è cambiata molte volte nel corso degli anni, decenni e secoli, fra gli ultimi proprietari possiamo trovare il Maffei, già menzionato in precedenza, Gazola fino ad arrivare a quella attuale, ovvero i Cerato, famiglia che, secondo alcune testimonianze, fosse già presente a Bolca intorno alla metà del 1600, ampliandosi e diffondendosi maggiormente nei decenni e secoli successivi.

La storia di Bolca sotto i Cerato, tuttavia, merita e necessita di un focus a se stante, vista l'estrema importanza che ha ricoperto e che sta ricoprendo tutt'ora...


Fig. 1.2: Ritratto di Girolamo Fracastoro realizzato da Tiziano nel 1528 circa.

Fig. 1.3: Ritratto di Pietro Andrea Mattioli realizzato da Alessandro Bonvicino, detto "Il Moretto".

Fig. 1.4: Ritratto di Francesco Calceolari - Crediti: Rijksmuseum.

Fig. 1.5: (Sopra): Ritratto di Antonio Vallisneri - Crediti: Fæ (CC BY 2.0);

(Sotto): Ritratto di Scipione Maffei realizzato da Giuseppe Ghislandi, detto "Fra Galgario".

Fig. 1.6: Ritratto di Alberto Fortis - Crediti: Rijksmuseum.

Fig. 1.7: Fotografia raffigurante Louis Agassiz - Crediti: William Shaw Warren.


I Cerato: i veri Pescatori del Tempo

Massimiliano Cerato - Foto presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Fig. 1.8
Massimiliano Cerato - Foto presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Fig. 1.8

La storia di Bolca, dei suoi fossili, nonché della sua rilevanza scientifica devono tantissimo ad una famiglia in particolare, ovvero i Cerato, conosciuti un tempo come "i busi", grazie alla loro spiccata e radicata passione, nonché abilità nell'ambito minerario, che da 8 generazioni gestiscono e portano avanti il grande sogno di questo giacimento.

All'interno del loro ricco albero genealogico, vi sono senza ombra di dubbio alcune figure più iconiche, il cui impatto ha segnato per sempre questo luogo: Attilio, Massimiliano, Erminio e Giuseppe.

La famiglia Cerato possiede una storia, manco a dirlo, profondamente legata alla pietra e all'attività di scavo, sebbene avessero anche delle attività di natura agricola, seppur marginali.

Sin dall'600, in particolar modo verso il suo termine, questi ultimi erano già impegnati in attività di scavo in miniera presso la provincia di Vicenza, a Schio.

Dopo alcuni ampliamenti per quanto concerne le concessioni degli scavi, in particolar modo di piombo e rame, a causa di un deficit nella produzione di legna da ardere, si decise di impiegare come sostituto la lignite, risorsa di cui Bolca è particolarmente ricca, per questo motivo, nel '700 i Cerato ottennero delle concessioni proprio nel Monte Purga, ad oggi famoso per gli straordinari reperti fossili rinvenuti.


Lignite - Fig. 1.9
Lignite - Fig. 1.9

Grazie a questa attività di scavo della lignite, materia indispensabile al tempo, Giuseppe Cerato ebbe l'opportunità di proseguire e coltivare la sua passione per la disciplina, in particolar modo relazionandosi con collezionisti e musei, nel mentre Massimiliano (1925 - 2012), suo fratello, si focalizzò nell'attività estrattiva vera e propria.

Grazie alla sua attività è capace di portare alla luce moltissimi fossili divenuti con il tempo il cuore pulsante del giacimento: il Pesce Angelo (Eolpatax papilio), Ceratoichtys, razze, nonché palme e coccodrilli.

I Cerato, in particolar modo Attilio, ebbe la capacità di spaziare molto sia in termini di attività che di aree di influenza, andando a costituire infatti diverse società sempre inerenti ad attività minerarie, senza ovviamente mai abbandonare il mondo della paleontologia, che sarà per lui un autentico faro: amplia gli scavi anche ad altre aree del circondario, attirando a sé numerosi reperti preziosi, fra cui i resti di un orso delle caverne (Ursus spelaeus).

Oggigiorno la famiglia Cerato prosegue il suo percorso di gestione e cura di questo patrimonio: Achille si è specializzato nella gestione del museo dei fossili, ingressi e visite guidate, nel mentre Massimo ed Erminio proseguono con grande impegno e passione l'attività didattica, nonché le visite guidate nella Pesciara.


Fig. 1.8: Fotografia situata nella collezione privata della famiglia Cerato raffigurante Massimiliano Cerato con in mano due fossili rinvenuti proprio nel giacimento fossilifero di Bolca.

Fig. 1.9: Esempi di lignite provenienti dalla miniera di Chukurovo, in Bulgaria - Crediti: Edal Anton Lefterov (CC BY-SA 3.0).


L'alba di un mondo scomparso

Come abbiamo visto in precedenza, il giacimento fossilifero di Bolca narra una storia datata a ben 50 milioni di anni fa, risalente dunque all'Eocene (56,00 - 37.71 milioni di anni fa), seconda epoca in cui è suddiviso il periodo Paleogene (66,0 - 27,3 milioni di anni fa), geologicamente parlando non molto distante dell'estinzione di massa più famosa di tutte, ovvero quella che vide spazzati via i dinosauri non aviani, avvenuta proprio intorno a 66 milioni di anni fa.


La Terra durante l'Eocene (Circa 50 milioni di anni fa) - Fig. 1.10
La Terra durante l'Eocene (Circa 50 milioni di anni fa) - Fig. 1.10

Al tempo l'ambiente che si poteva osservare, nonché gli ecosistemi, erano notevolmente diversi da quelli odierni, tanto in termini di fauna e flora, quanto in termini di temperature: l'area che oggigiorno è ricoperta dalla terraferma, nonché da una ricca vegetazione, un tempo era completamente sommersa dalle acque, ad eccezion fatta di alcune terre emerse, il cui clima e temperature assomigliavano molto di più agli odierni paesaggi tropicali equatoriali, in cui insisteva una ricca e fiorente laguna, piuttosto che a dei rilievi montuosi.


Mene rhombea - Foto presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Fig. 1.11
Mene rhombea - Foto presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Fig. 1.11

Questa differenza così marcata con le temperature odierne, manco a dirlo, andò ad influenzare notevolmente la fauna e la fora che vi prosperava, assumendo molto spesso forme che oggigiorno troviamo in luoghi molto distanti: pesci tropicali, palme, coccodrilli e molti altri organismi ancora.

Questo fatto, dunque che le specie che vi prosperavano avevano caratteristiche morfologiche più adatte a climi caldi, venne notato ancora durante le prime attività di ricerca e studio nei secoli passati, venendo paragonati spesso ad organismi presenti in oceani tropicali odierni, trovando dunque delle grandi somiglianze.


Simplicibranchia bolcensis - Foto presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Fig. 1.12
Simplicibranchia bolcensis - Foto presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Fig. 1.12

Per quanto concerne lo studio e la datazione dei resti fossili rinvenuti, non è noto se tutte le specie fossilizzate siano vissute nello stesso arco temporale, oppure se appartengano a stadi differenti dell'evoluzione di questo ambiente, distanziati magari di migliaia, decine o centinaia di migliaia di anni gli uni dagli altri.

Nonostante questo mistero rimanga ancora irrisolto, mediante l'analisi dei resti fossili rinvenuti, conservati in maniera eccelsa, è senza ombra di dubbio possibile ricostruire gli ecosistemi, le diete (grazie all'analisi della dentatura), le nicchie ecologiche in cui essi vissero (meduse, squali, teleostei, foraminiferi, nello specifico le alveoline), nonché le catene alimentari, visto che alcuni resti presentano proprio scene di predazione, uno dei quali presenti nella galleria fotografica esclusiva.


Fig. 1.10: Ricostruzione paleogeografica raffigurante il pianeta Terra durante l'Eocene, intorno a 50 milioni di anni fa - Crediti: Ron Blakey (CC BY-SA 4.0).

Fig. 1.11: Esemplari di Mene rhombea situati presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Tutti i diritti riservati.

Fig. 1.12: Esemplare di Simplicibranchia bolcensis situato presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Tutti i diritti riservati.


I Giacimenti principali

Acanthonemus subaureus - Foto presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Fig. 1.13
Acanthonemus subaureus - Foto presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Fig. 1.13

Quando parliamo dei resti fossili di Bolca, siamo molto spesso portati a pensare che essi derivino soltanto da un unico luogo, presente proprio in questo piccolo paesino nel veronese, tuttavia i siti fossiliferi da cui si sono estratti fossili nell'arco di decenni e secoli sono diversi, ognuno con le sue peculiarità.

I più importanti sono senz'altro due: la Pesciara e il Monte Postale.


La Pesciara è senz'altro nota per aver portato alla luce numerosissimi resti di pesci, ma anche di piante, insetti e meduse. Da un punto di vista geologico, questo giacimento è composto da diversi strati calcarei di 19 metri di spessore, costituiti da una grana particolarmente fine, in cui si sono rinvenuti fossili di pesci, piante, insetti ecc.... intervallati da strati di calcare di natura detritica, in cui è possibile trovare gusci di bivalvi e gasteropodi, foraminiefri ecc... dunque soltanto resti di invertebrati.


Fig. 1.14
Fig. 1.14

Il Monte Postale, molto vicino alla Pesciara, da canto suo, presenta, in termini di ritrovamenti fossili, una varietà di specie e organismi piuttosto simili a quest'ultima, costituenti dunque pesci (spesso disarticolati), piante (in particolar modo Ficus e Delesserites), gasteropodi, crostacei, foraminiferi (nello specifico Alveoline) ecc..., tanto che un tempo questi due giacimenti costituivano un unico grande centro di scavo, senza dunque una distinzione.


Ad essere ugualmente degni di nota poi vi sono anche lo Spilecco, ovvero il più antico fra tutti quelli presenti nella zona, in quanto viene datato intorno ai 56-58 milioni di anni fa, presenta sicuramente una minor concentrazione di fossili rispetto alla Pesciara o al Postale, costituenti ad esempio pesci, foraminiferi, brachiopodi ecc... e Purga di Bolca, geologicamente parlando costituito da rocce sedimentarie e vulcaniche, nelle cui rocce si sono estratti organismi come coccodrilli (crocodilus vicentinus), palme, molluschi terrestri e non ecc...


Fig. 1.13: Esemplare di Acanthonemus subaureus situato presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Tutti i diritti riservati.

Fig. 1.14: Fossile di Latanites praticinensis proveniente proprio da Bolca, conservata presso il Museo Civico di Storia Naturale di Genova - Crediti: Hectonichus (CC BY-SA 3.0).


Una fauna tropicale

La fauna che è possibile ritrovare nelle rocce di Bolca, come abbiamo appena visto, è di natura prevalentemente marina: non a caso i fossili più iconici sono costituiti proprio da pesci e, come se non bastasse, la cava più importante prende proprio il nome di "Pesciara".

Ceratoichthys pinnatiformis - Fig. 1.15
Ceratoichthys pinnatiformis - Fig. 1.15

Le specie marine ritrovate sono moltissime, appartenenti a diversi gruppi differenti, come ad esempio elasmobranchi, come nel caso degli squali, Cnidari, nello specifico meduse e teleostei, dunque dotati di uno scheletro ossificato.

Ad essere variegato non è soltanto il numero di specie, bensì anche l'etologia, lo stile di vita e la dieta di ognuno di essi, elementi che ci restituiscono un quadro estremamente complesso dell'ecologia del tempo: taluni esemplari potevano nutrirsi di microrganismi acquatici, come i famosi plancton, altri organismi più grandi, come pesci, meduse, oppure ancora piante acquatiche ecc...

In termini di fauna, senza alcun dubbio, a farla da padrone sono i pesci, diversificati in una infinità di forme sempre differenti, conservati in maniera eccelsa: fra i nomi più noti possiamo citare senza ombra di dubbio il Ceratoichthys (Ceratoichthys pinnatiformis), appartenente all'ordine Perciformes e alla famiglia Carangidae, ovvero il più iconico in assoluto, divenuto con il tempo sia un simbolo di Bolca e della Pesciara, avente un chiaro rimando al nome della famiglia "Cerato", sia di numerose iniziative e istituzioni avente come tema centrale la paleontologia, basti pensare al logo stesso della Società Paleontologica Italiana (S.P.I.), nonché di Palaeontologist in Progress (PaiP).


Esemplari di Mene rhombea - Fig 1.16
Esemplari di Mene rhombea - Fig 1.16

Di seguito possiamo fare menzione di Mene rhombea, membro dell'ordine Perciformes e della famiglia Menidae, famoso per la sua forma a rombo particolarmente piatta, di cui esiste oggigiorno, per altro, un organismo piuttosto simile, membro dello stesso genere, ovvero Mene maculata: vedere una sua foto è quasi come riuscire a vedere l'aspetto di M. rhombea come se fosse vivo fra noi, sebbene con delle dovute differenziazioni e modificazioni.


Esemplare di Mene maculata (Sinistra) - Struttura dello scheletro di Mene maculata (destra) - Fig. 1.17
Esemplare di Mene maculata (Sinistra) - Struttura dello scheletro di Mene maculata (destra) - Fig. 1.17
 Esemplare fossile presso il Museo Privato della famiglia Cerato a Bolca - Fig. 1.18
Esemplare fossile presso il Museo Privato della famiglia Cerato a Bolca - Fig. 1.18

Altro pesce iconico è il cosiddetto "Pesce Angelo", ovvero Eoplatax papillio, morfologicamente parlando non troppo dissimile dal Ceratoichthys, sebbene le differenziazioni maggiori risiedono nella morfologia delle pinne, molto più ampie e sviluppate in E. papilio.

Di organismi marini degni di nota ve ne sono veramente una infinità, eccone alcuni di minori: Dasyatis muricata, Berybolcensis leptacanthus, Pseudauxides speciosus, Eozanculus brevirostris, Abromasta microdon, Eoscatophagus frontalis, Pesciarichthys baldwinae, Seriola prisca, Eobothus minumus e tantissimi altri ancora.


Gli organismi marini rinvenuti, essendo vissuti in ambienti tropicali, è estremamente probabile che in vita abbiano presentato colorazioni piuttosto sgargianti, così come succede anche per gli animali che vivono oggigiorno in ambienti particolarmente caldi.

Nonostante questa supposizione del tutto logica, che affonda le sue radici nell'osservazione della fauna odierna, è altrettanto vero che i resti fossili risultino in larga parte sprovvisti di pigmenti, erosi e deterioratesi dal tempo, perdendo dunque una mole di informazioni piuttosto importanti.


Le specie citate poc'anzi sono state fotografate da me in persona presso il museo privato della famiglia Cerato a Bolca, così come diverse altre: per ammirarle tutte quante consultare la galleria fotografica dedicata.


Esemplari fossili presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Fig. 1.19
Esemplari fossili presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Fig. 1.19

Fig. 1.15: Esemplare fossile di Ceratoichthys pinnatiformis conservato presso il Museo di Storia Naturale di Verona - Crediti: Ghedoghedo (CC BY-SA 4.0).

Fig. 1.16: Esemplari di Mene rhombea situati presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Tutti i diritti riservati.

Fig. 1.17: (Sinistra): Esemplare di Mene maculata in un supermercato nelle Filippine - Crediti: Shrumster (CC BY-SA 3.0)

(Destra): Composizione dello scheletro di M. maculata - Crediti: Sandra Raredon/Smithsonian Institution

Fig. 1.18: Esemplari di Eoplatax papilio situato presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Tutti i diritti riservati

Fig. 1.19: (sinistra) Esemplare di Pseudauxides speciosus situato presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Tutti i diritti riservati

(Destra): Esemplare di Dasyatis muricata situato presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Tutti i diritti riservati.


Una flora lussureggiante

Esemplare fossile presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Fig. 1.20
Esemplare fossile presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Fig. 1.20

Insieme ai pesci e alla fauna terrestre minore, anche i vegetali ricoprono un ruolo tutto meno che marginale in questo giacimento: sono infatti moltissimi i resti fossili, conservati talvolta in maniera eccelsa, di organismi vegetali, uno su tutti le palme, capaci alle volte di superare i 2-3 metri di altezza, come nel caso di Latanites (di cui è nota ad esempio la specie Latanites praticinensis).

A costituire questa ricca vegetazione troviamo specie di ogni genere, fra cui anche da frutto, come Tympanophora discophora, Maffeia ceratophylloides, Drepanocarpus dacampi, Ficus bolcensis, ma anche specie marine, come le alghe, fra cui Pterigophycos e Delesserites, ma anche Halochloris, quest'ultima particolarmente importante visto che si presume fosse piuttosto ricca nel fondale, capace di costituire dunque delle specie di "praterie marine", come le odierne fanerogame marine.


Due esemplari di filliti indeterminate presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Fig. 1.21
Due esemplari di filliti indeterminate presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Fig. 1.21

Fig. 1.20: Esemplare fossile di un vegetale situato presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Tutti i diritti riservati

Fig. 1.21: Due esemplari di filliti indeterminate presso il Museo privato della famiglia Cerato a Bolca - Tutti i diritti riservati


Artropodi e compagni vari

Ovviamente parlando di ritrovamenti eccezionali non potevano che mancare i tanto affascinanti quanto spesso bistrattati artropodi terrestri, tanto insetti che aracnidi.


Fig. 1.22
Fig. 1.22

Sebbene i ritrovamenti di questi organismi non siano numericamente rilevanti come i pesci, costituiscono ugualmente delle informazioni preziosissime per la ricostruzione del paleoecosistema; fra i più noti si può citare: un esemplare appartenente al genere Gryllotalpa, dunque un ortottero, oppure Termes peccanae, ovvero una specie di termiti.

In termini di aracnidi, invece, è possibile menzionare un esempio veramente particolare a cui sono legato particolarmente: uno scorpione!

Appartenente alla specie Eoeuscorpius ceratoi, descritto soltanto nel 2017, costituisce una scoperta molto importante, in quanto ha permesso ai ricercatori di ampliare le loro prospettive sulla variabilità di specie diffuse in questo giacimento.


Fig. 1.22: Esemplare fossile di Eoeuscorpius ceratoi rinvenuto nella Pesciara di Bolca - Crediti: Zorzin, R. (2019). Scorpione della Pesciara di Bolca, collezione privata Cerato [Fotografia] - Research Gate.


Comprendere Bolca

Arrivati a questo punto, avendo compiuto questo viaggio attraverso il patrimonio paleontologico di Bolca, possiamo affermare senza timore che Bolca è un luogo unico al mondo: una autentico laboratorio a cielo aperto, tanto per la vita e per la sua conseguente evoluzione, quanto per noi esseri umani, che ormai da secoli ci sforziamo di affinare sempre più la comprensione del tempo profondo: sono pochissimi i luoghi che possono vantare di essere stati al centro del mondo paleontologico per un tempo umanamente molto lungo.

Fig. 1.23
Fig. 1.23

L'intera storia della paleontologia, sin dalle sue origini, del resto, è stata costellata di occasioni in cui gli studiosi e gli scienziati hanno dovuto mettere a dura prova le proprie convinzioni e idee più radicate, spesso viziate da interpretazioni erronee e vetuste, al fine di comprendere ciò che la natura voleva veramente comunicare loro.

Uno degli esempi più lampanti e iconici è senza dubbio l'interpretazione stessa dei fossili e della loro essenza: un tempo, infatti, le persone rinomate e studiose consideravano certi reperti talvolta come scherzi della natura, come fossero dunque delle linee casuali che potevano ricordare la morfologia di organismi odierni, oppure ancora sbagliando completamente la loro interpretazione, come nel caso delle ammoniti, in tempo considerate come dei serpenti pietrificati.


Bolca ha svolto un ruolo indispensabile e insostituibile, proprio quando noi umani abbiamo iniziato veramente a fare scienza con la natura, arrivando a comprendere finalmente la complessità e vastità del mosaico che abbiamo sempre avuto d'innanzi.


Questo luogo è molto più che un semplice paese poggiato sui colli: è un monumento alla Vita, al Tempo Profondo e a chi, ogni giorno, ha dedicato e dedica tutt'oggi la sua umana esistenza a questa causa.



Bolca è un sogno a cielo aperto



Fig. 1.23: Esemplare fossile di Archaeophis proavus, conservato presso il Museum für Naturkunde di Berlino - Crediti: © Raimond Spekking (CC BY-SA 4.0).


Fonti:

I fossili di Bolca - Lorenzo Sorbini

Bolca Laguna Pietrificata - Tarcisio Caltran

Società Paleontologica Italiana (S.P.I.)



Commenti

Valutazione 0 stelle su 5.
Non ci sono ancora valutazioni

Aggiungi una valutazione
Modello di roccia stratificata

©2025 - Roots of Existence.

Un progetto di Damiano Furlan. Tutti i diritti sono riservati.

Creato in collaborazione con Furlan Sebastiano.

Privacy Policy

bottom of page