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Una simbiosi continentale - Come il Sahara fertilizza la Foresta Amazzonica

  • Immagine del redattore: Damiano Furlan
    Damiano Furlan
  • 27 set
  • Tempo di lettura: 5 min

Molto spesso siamo portati a pensare che le relazioni fra organismi, ambienti, ecosistemi e via dicendo possano avvenire soltanto a brevi distanze, come se fosse difficile, dunque, mettere in stretta relazione luoghi distanti centinaia di migliaia di chilometri, e con essi tutta la fauna e flora relativa: facciamo fatica, in ultima istanza, a pensare al pianeta come un sistema unico fittamente interconnesso, eppure è esattamente così.

Il buon Galileo Galilei, sebbene in un ambito diverso da quello analizzato in questo articolo, ci aveva già visto avanti con una delle sue più celebri frasi:

"Le cose sono unite da legami invisibili.

Non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella"


Sarete sicuramente sorpresi al pensiero che il più grande deserto del mondo, il Sahara, immagine stereotipata dell'inospitalità per la vita, sia invero fonte importantissima di vita per la foresta Amazzonica, luogo tipicamente associato ad una biodiversità e una ricchezza naturalistica senza pari.

Scopriamo dunque come funziona questa "Simbiosi Continentale".


I due protagonisti


"Dietro ogni grande foresta tropicale, c'è sempre un grande deserto"


I protagonisti di questa "simbiosi continentale", come detto nell'introduzione, sono essenzialmente due: il deserto del Sahara e la foresta Amazzonica.

Fig. 1.1
Fig. 1.1

Il Sahara è senza ombra di dubbio il deserto più famoso al mondo, nonché uno dei deserti caldi più estesi sul nostro pianeta, seguito soltanto dal deserto di Rub' al-Khali, situato nella penisola araba e il deserto del Gobi, spartito fra Cina e Mongolia (se prendessimo in considerazione anche i deserti freddi, infatti, slitterebbe alla terza posizione, scalzato dall'Antartide e dall'Artico, anch'esse distese sconfinate pressoché spoglie).

Le dimensioni di questo colosso sono spesso dibattute, tuttavia si attestano intorno ai 9 milioni di chilometri quadrati, capace dunque di ricoprire la quasi totalità della regione settentrionale del continente africano, chiaramente visibile dunque da qualsiasi foto satellitare mai scattata.


L'altro nostro protagonista, per quanto geograficamente distante possa essere da noi, risulta sicuramente più vicino in termini di familiarità: una fitta foresta tropicale stracolma di biodiversità, endemismi e simbiosi mozzafiato che sfidano nel profondo la nostra comprensione dei meccanismi naturali.

La foresta Amazzonica, come ben sapete, è situata in Sud America, occupando una parte estremamente ampia del continente, anch'essa chiaramente visibile da una qualsivoglia vista satellitare: estesa per ben 6 milioni e 700 mila chilometri quadrati circa, è spartita fra diversi stati, sebbene con una chiara preponderanza brasiliana, fra cui Colombia, Bolivia, Ecuador, Venezuela e diversi altri.


Fig. 1.2
Fig. 1.2

Fig. 1.1: (Sopra): Fotografia satellitare del deserto del Sahara - Crediti: NASA;

(Sotto): Dune di sabbia nel deserto dell'Algeria - Crediti: Fiontain (CC BY-SA 4.0).

Fig. 1.2: (Sinistra): cartina geografica del Sud America con evidenziato in bianco il confine del bioma amazzonico, mentre in azzurro il bacino amazzonico - Crediti: Aymatth2 (CC BY-SA 4.0);

(Destra): Paesaggio della foresta Amazzonica nel parco nazionale di Manù, in Perù - Crediti: Corey Spruit (CC BY 2.0).


Una ricerca satellitare

Fig. 1.3
Fig. 1.3

Presentati i due protagonisti di questa simbiosi, non resta dunque che comprendere come è stata effettuata questa scoperta e quale sia il sistema/vettore per cui la sabbia del Sahara possa proiettarsi a distanze così elevate, attraversando persino un intero oceano.

La grande scoperta in questione risale ormai a 10 anni fa, i cui risultati vennero pubblicati ancora nel 2015 nella rivista scientifica Geophysical Research Letters da parte di Yu et. al.

Nella pubblicazione vengono analizzati i dati raccolti dal 2007 al 2013, ottenuti grazie all'impiego di un satellite speciale, lanciato nel 2006 da parte della NASA che prende il nome di CALIPSO (acronimo che sta per Cloud-Aerosol Lidar and Infrared Pathfinder Satellite Observation), strumento che è stato capace di stimare i quantitativi di sabbia che dal Sahara venivano proiettati verso il Sud America, nonché dello stesso fosforo contenuto in essa.

Ma come mai proprio il fosforo?


Fig. 1.4
Fig. 1.4

Fig. 1.3: Raffigurazione artistica del satellite CALIPSO (Cloud-Aerosol Lidar and Infrared Pathfinder Satellite Observation) - Crediti: NASA/Chris Meaney.

Fig. 1.4: Rappresentazione visiva del funzionamento dello strumento lidar montato sul satellite CALIPSO - Crediti: Scientific Visualization Studio, NASA’s Goddard Space Flight Center.


Una ventata di vita

Fig. 1.5
Fig. 1.5

Arrivati a questo punto, è arrivato il momento di comprendere le dinamiche e le motivazioni che si celano dietro a questo fenomeno.

Sebbene la foresta pluviale amazzonica sia, nel nostro immaginario collettivo, un luogo estremamente fertile, nel cui suolo insistono grandi quantità di elementi chimici utili alla crescita e lo sviluppo delle specie vegetali, nella realtà quelle aree risultano piuttosto scarse di un elemento fondamentale, ovvero il fosforo (P).

La causa della carenza di questo elemento è da ricercarsi nelle condizioni ambientali stesse del territorio, famose per essere soggette a copiose precipitazioni, le cui acque finiscono per dilavare i nutrienti, specie il fosforo, facendoli trasportare via tramite corsi d'acqua, particolarmente presenti in quelle aree.

Fig. 1.6
Fig. 1.6

Una parte piuttosto rilevante del fosforo necessario al sostentamento della foresta, infatti, deriva proprio dalla sabbia, ma non sabbia qualsiasi, bensì proprio quella del deserto sahariano che, grazie alle forti correnti di vento, sono capaci di tenere in sospensione i granelli di sabbia per decine e decine di chilometri, fino ad arrivare a destinazione.

Un altro aspetto piuttosto curioso è che esistono luoghi nel Sahara che risultano più importanti di altri in questo processo di fertilizzazione: uno dei più rilevanti sembra infatti la depressione di Bodélé, nell'attuale Ciad, luogo in cui sono concentrati resti di microrganismi ormai deceduti particolarmente ricchi proprio di fosforo, in quello che un tempo era un letto lacustre, oggigiorno prosciugato.


Fig. 1.5: Fotografia raffigurante il paesaggio della foresta Amazzonia, in particolar modo nell'area vicino a Manaus - Crediti: Neil Palmer/CIAT - (CC BY-SA 2.0).

Fig. 1.6: (Sopra): Localizzazione geografica del Ciad - Crediti: Rei-artur (CC BY-SA 3.0);

(Sotto): Fotografia satellitare della depressione di Bodélé in Ciad - Crediti: NASA.


Quantità enormi

Probabilmente comprendere a pieno questo fenomeno di portata continentale risulta piuttosto complesso, in quanto le quantità prese in considerazione sono assolutamente fuori scala.

Fig. 1.7
Fig. 1.7

Fermo restando che la portata annua di sabbia che dal Sahara ai muove verso il Sud America varia inevitabilmente a seconda delle condizioni ambientali e meteo, fra cui la piovosità stessa, nello studio si è stimato che il vento trasporti ogni anno circa 182 milioni di tonnellate di sabbia in direzione delle Americhe, tuttavia soltanto 27,7 milioni di tonnellate di sabbia e polvere giungeranno fino al bacino amazzonico.

Di questi 27,7 milioni di tonnellate che giungono nel bacino amazzonico, solo una piccola parte di esso contiene effettivamente fosforo utile alle piante, corrispondente a circa 22.000 tonnellate, ovvero lo 0,08% del totale precipitato in Amazzonia.

La sabbia restante, sempre grazie al vento, viene spartita in altre aree, fra cui nel Mare dei Caraibi.


Fig. 1.7: Rappresentazione artistica della sabbia del Sahara che attraversa, grazie al vento, l'Oceano Atlantico fino ad arrivare in Amazzonia - Crediti: Conceptual Image Lab, NASA/Goddard Space Flight Center.


Crediti immagine di copertina: Conceptual Image Lab, NASA/Goddard Space Flight Center (Reduced).


Fonti:

  • Geophysical Research Letters - The fertilizing role of African dust in the Amazon rainforest: A first multiyear assessment based on data from Cloud-Aerosol Lidar and Infrared Pathfinder Satellite Observations - Hongbin Yu, Mian Chin, Tianle Yuan, Huisheng Bian, Lorraine A. Remer, Joseph M. Prospero, Ali Omar, David Winker, Yuekui Yang, Yan Zhang, Zhibo Zhang, Chun Zhao

  • NASA - NASA Satellite Reveals How Much Saharan Dust Feeds Amazon’s Plants

  • Climate Central - How Sahara Dust Sustains the Amazon Rainforest, in 3-D

  • Phys org - Massive amounts of Saharan dust fertilize the Amazon rainforest



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