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Immagine del redattoreDamiano Furlan

Al di là del mito - chimaera monstrosa e il vasto mondo delle chimere

La natura, fin dalla notte dei tempi, è stata capace di dare alla luce una miriade di specie animali e vegetali, ognuna diversa dalle altre, nonché con le proprie peculiarità.

Nonostante il concetto di “bello” e “brutto” non siano altro che delle costruzioni mentali di noi esseri umani, che non hanno pertanto un vero e proprio riscontro nella realtà, specie se si parla di natura, esistono degli animali che, nel corso della loro evoluzione, hanno assunto morfologie, funzioni e aspetti un po’ particolari, quasi tenebrosi. Fra gli animali che hanno fatto del terrore la loro fama vi sono sicuramente i pesci abissali (uno degli esempi più famosi è proprio Melanocetus johnsonii, noto come diavolo nero).

Melanoceto a parte, in questo video volevo parlarvi di uno di questi pesci, più nello specifico della chimera, no, non la figura mitologica, bensì un animale in carne ed ossa, ovvero Chimaera monstrosa.


Fig. 1.1: Esemplare di Melanocetus johnsonii, noto come diavolo nero - Crediti: NOAA.


Un grande gruppo

Appartenenti al grande insieme delle chimere, vi è una variabilità di specie e forme piuttosto spiccata, basti soltanto pensare a quanti nomi comuni hanno questi organismi: dai cosiddetti squali o pesci fantasma fino ad arrivare a pesci ratto, passando per pesci coniglio.

Sebbene, come detto nell’introduzione, il focus di questo video sia proprio su Chimaera monstrosa, ci tenevo ugualmente a fare una piccola carrellata di specie appartenenti all’Ordine Chimaeriformes: possiamo trovare ad esempio: Harriotta raleighana, capace di vivere dai 350 ai 2600 metri di profondità e diffusa in diverse aree di tutto il mondo, nota comunemente come Narrownose chimaera, la quale, a causa del suo “naso” particolarmente allungato, entra di merito all’interno della famiglia Rhinochimaeridae (nome di certo non casuale), al cui interno possiamo trovare organismi analoghi; poi vi è Callorhinchus callorynchus, nota come "pesce elefante americano", appartenente alla famiglia dei Callorhinchidae e caratterizzato da una testa piuttosto inusuale, con un “naso” che assomiglia ad un gancio.

Fig. 1.2: Crediti immagini (da in alto a sinistra in senso orario):

  • Esemplare di Harriotta raleighana fotografata nel Golfo del Messico nel 2012 - Crediti: NOAA Okeanos Explorer Program;

  • Illustrazione presente nella pubblicazione che descrisse H. raleighana - Crediti: George Brown Goode and Tarleton Hoffman Bean;

  • Disegno raffigurante un esemplare di Callorhinchus callorhynchus - Crediti: Whitney, William Dwight;

  • Esemplare di Callorhinchus capensis, noto come Cape elephantfish - Crediti: Devon Bowen (CC BY-SA 4.0).


Habitat e diffusione

Chimaera monstrosa presenta un areale piuttosto ampio, sebbene parecchio frammentato: è possibile imbattersi in questa specie a partire dalle coste occidentali dell’Africa passando per il Nord dell’Oceano Atlantico, nella zona che costeggia le coste orientali della Groenlandia, nonché quella che circonda l’intera Islanda, passando per buona parte del Mediterraneo (generalmente sempre vicino alle coste).

Come detto nell’introduzione, Chimaera monstrosa è un pesce che ama vivere nelle profondità marine ed oceaniche: in genere tali esemplari rimangono ad una quota che varia dai 200 metri sotto il livello del mare, fino ad un massimo di 1633 metri.


Fig. 1.3: Dall'alto al basso:

  • Esemplare di Chimaera monstrosa fotografata da Pierluigi Angioi - Crediti: Etrusko25;

  • Esemplare di Chimaera monstrosa - Crediti: Citron (CC BY-SA 3.0).


Le dimensioni non contano!

Tipicamente, quando parliamo di animali che vivono e prosperano nelle profondità marine, siamo portati a pensare che questi ultimi possano raggiungere dimensioni folli e fuori scala, nonostante questo, di solito, avviene proprio l’esatto opposto: capace di crescere fino ad un massimo di 1,5 metri, nonché di raggiungere un peso che si aggira intorno ai 2 chili e mezzo, la particolarità di questa specie risiede proprio nella testa, dalla forma affusolata (da cui proviene il nome “pesce coniglio), con delle strutture che assomigliano a delle placche, più o meno visibili.

Sempre nella testa, si possono notare dei puntini (più o meno accentuati), che sono, in buona sostanza, degli organi sensoriali, utilizzati dalle chimere al fine di intercettare in maniera più efficace le prede, sfruttando le variazioni dei campi elettrici.

Come se non bastasse, questa specie è considerata velenosa (capace di causare dolori piuttosto forti nelle persone che vengono punte, con delle conseguenze anche gravi) a causa della sua singola spina dorsale particolarmente appuntita, dotata, appunto, di veleno, utilizzata dalla stessa specie come meccanismo di difesa.


Fig. 1.4: Esemplare di C. monstrosa fotografata in Norvegia - Crediti: Viktor V. Grøtan (CC BY 4.0).


La riproduzione della Chimera

Per quanto concerne la riproduzione, C. monstrosa è oviparo, produce delle uova dalla forma un po’ inusuale, particolarmente allungate e capaci di toccare i 17 centimetri. Deposte, in genere, fra la primavera e l’estate, una volta schiuse, i piccoli, possono variare di lunghezza, tuttavia si aggirano tutti intorno ai 10 centimetri, presentando una morfologia simile a quella degli esemplari adulti (escluse le dimensioni, ovviamente).


Fig. 1.5: Rappresetazione artistica raffigurante un uovo di Chimaera - Crediti: Adolphe Millot.


Una dieta piuttosto varia

Un articolo pubblicato nel 1980 analizza un totale di 206 stomaci di Chimaera monstrosa rinvenuti nel Mar Mediterraneo occidentale, ciò che si evince è che questo organismo si nutre di diverse specie animali (rendendolo dunque carnivoro) perlopiù legate al fondale marino (dunque bentoniche), come ad esempio crostacei, policheti (ovvero una classe interna al phylum annelida, dalla natura bentonica e diffusa nei mari) e ofiuroidi, ovvero delle specie di “stelle marine”, per così dire, (anche se non hanno molto a che fare, dal momento che queste ultime rientrano nella classe Asteroidea) appartenenti al phylum Echinodermata, esistenti ancora dal lontano Ordoviciano (485,4 – 443,8 milioni di anni fa), di cui si hanno diverse testimonianze nel record fossile.

Un altro studio, pubblicato nel 2007, analizza invece le abitudini alimentari degli esemplari di Chimaera monstrosa della scarpata continentale del Portogallo meridionale, riuscendo a determinare che questi esemplari si nutrivano di anfipodi e decapodi, ovvero due ordini di crostacei, a seconda delle loro dimensioni.

Nonostante questo, è ovvio che, in base alle dimensioni dell’esemplare di riferimento, nonché alle specifiche condizioni ambientali in cui è portato a vivere, possano cambiare la sua dieta.

Fig. 1.6: Esemplare di Chimaera fotografato dal NOAAS Okeanos Explorer - Crediti: NOAA.

Fig. 1.7: Crediti immagini (da in alto a sinistra in senso orario):

  • Esemplare di Stella serpentina, ovvero il nome comune con cui vengono talvolta chiamati i membri della classe Ophiuroidea - Crediti: Ocean Explorer NOAA;

  • Esemplare fossile di Ophiopetra lithographica, un esemplare preistorico di un ofiuroide, datato al Giurassico e rinvenuto in Germania - Crediti: Wilson44691;

  • Esemplare di Leucothoe incisa, ovvero un membro dell'ordine Amphipoda - Crediti: Hans Hillewaert (CC BY-SA 3.0);

  • Esemplare di Alitta succinea, un esempio di un animale appartenente alla classe Polychaeta - Crediti: Hans Hillewaert (CC BY-SA 4.0).


Guai e Parassiti

Effettuando le ricerche per la realizzazione di questo video, mi sono imbattuto in un aspetto piuttosto particolare di questa specie, non tanto legata alla specie in se per se, quanto ad un’altra specie con la quale, suo malgrado, deve fare i conti, ovvero Chimaericola leptogaster (Leuckart, 1830).

Tale specie consiste, in buona sostanza, in un parassita che si attacca prevalentemente alle branchie degli esemplari di questa specie, mediante delle strutture particolari, note come clamp in inglese.


Fig. 1.8: Da sinistra a destra:

  • Rappresentazione artistica di C. monstrosa attaccata da Chimaericola leptogaster - Crediti: Iconographia Zoologica;

  • Raffigurazione semplificata di Chimaericola leptogaster, ridisegnata da Brinkmann nel 1942 - Crediti: Jeanloujustine (CC BY-SA 4.0).


Sempre ricordarsi degli antenati

Appartenente all’ordine Chimaeriformes, nel corso della storia della vita, sono esistiti diversi generi appartenenti proprio a questo gruppo di viventi, come ad esempio: Echinochimaera, nota come chimera spinosa, di cui si conosce ad esempio la specie Echinochimaera meltoni, ovvero un pesce appartenente agli olocefali vissuto ancora nel lontano Carbonifero (359,2 – 299,0 milioni di anni fa); poi vi è Squaloraja, di cui è nota la specie Squaloraja polyspondyla, vissuto nel Giurassico Inferiore (201,3 – 174,1 milioni di anni fa), il cui genere è stato rinvenuto persino in Italia, in provincia di Como, nel Konservat-Lagerstatte (giacimento di conservazione) di Osteno, e Protochimaera, anch’esso un genere estinto di chimeriformi descritto soltanto nel 2021, vissuto nel Carbonifero (358,9 – 298,9 milioni di anni fa) e rinvenuto in Russia.

Fig. 1.9: Crediti immagini (Da in alto a sinistra in senso orario):

  • Diorama raffigurante degli esemplari ricostruiti di Echinochimaera, vissuti nel lontano Carbonifero - Crediti: James St. John (CC BY 2.0);

  • Esemplare fossile di Echinochimaera meltoni - Crediti: Oilshale (CC BY-SA 4.0);

  • Esemplare fossile di Echinochimaera meltoni, rinvenuto in Montana, USA - Crediti: James St. John (CC BY 2.0);

  • Esemplare fossile di Squaloraja polyspondyla - Crediti: Ghedoghedo (CC BY-SA 3.0).


Stato di conservazione

Secondo l’IUCN, ovvero l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, la specie Chimaera monstrosa è stata classificata come “Vulnerabile”, con un trend di popolazione in decrescita.

La stessa Unione è stata capace di individuare le principali cause di questa diminuzione della popolazione: in primo luogo vi è senza ombra di dubbio la pesca, in particolar modo l’impiego delle reti a strascico, le quali, andando a scandagliare i fondali marini, inevitabilmente finiscono per catturare per errore anche questa specie.


Nonostante questi fenomeni di pesca, spesso capita che gli esemplari catturati vengano rigettati in mari, tuttavia la percentuale di mortalità permane comunque piuttosto elevata.


Fig. 1.10: Raffigurazione semplificata di come avviene la pesca a strascico, una delle cause principali della riduzione della popolazione di Chimaera monstrosa, nonché di tante altre specie animali - Crediti: NOAA.

Fig. 1.11: Esemplari di Chimaera pescati, in cui sono ben visibili le peculiari strutture presenti nella testa - Crediti: Mandy Lindeberg / NOAA/NMFS/AKFSC/Auke Bay Lab.


Ti interessa l'argomento? Allora approfondiscilo guardando il video YouTube che parla proprio di questo argomento! Potrai ascoltare anche la parte realizzata in collaborazione con Umberto il Sorcio!


Fonti:

-Fishbase (C. monstrosa - Rabbit fish)

-Taylor & Francis (Moura, T., Figueiredo, I., Bordalo-Machado, P., & Gordo, L. S. (2005). Feeding habits of Chimaera monstrosa L. (Chimaeridae) in relation to its ontogenetic development on the southern Portuguese continental slope. Marine Biology Research, 1(2), 118–126.)

-Taylor & Francis (Protochimaera mirabilis gen. et sp. nov.) Lebedev et. al.

-Natural History Sciences - Duffin, C. J., Garassino, A., & Pasini, G. (2023). <i>Squaloraja</i> Riley 1833 (Holocephala: Squalorajidae) from the Lower Jurassic of Osteno Konservat-Lagerstätte (Como, NW Italy). Natural History Sciences, 10(1) - (CC BY-NC 4.0).

-Ices Journal of Marine Science (E. MacPherson, Food and feeding of Chimaera monstrosa, Linnaeus, 1758, in the western Mediterranean, ICES Journal of Marine Science, Volume 39, Issue 1, April 1980, Pages 26–29)


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