Le relazioni che possono instaurarsi fra gli organismi viventi, si sa, talvolta assumono caratteristiche e dinamiche che definirle sorprendenti è oltremodo riduttivo. Talvolta queste ultime possono essere positive per entrambi gli organismi, come nel caso delle simbiosi mutualistiche, oppure vantaggiose soltanto per una delle due parti, mentre svantaggiosa per l'altra, come nel caso dei parassitismi.
La sorprendente relazione presa in esame, instauratasi fra le formiche (dunque animali) e un genere di fungo parassita, ricade proprio in quest'ultima categoria.
La foresta degli zombi
I luoghi prediletti da questo fungo, dal quale poi partirà l’infezione che contagerà le formiche, sono le foreste tropicali/temperate.
Gli attori principali in questa vicenda sono due: una specie di formica (Camponotus leonardi) e una specie di fungo parassita (Ophiocordyceps unilateralis).
Come avviene l'infezione
Il processo che darà inizio all’infezione comincia dal suolo, luogo ove è possibile trovare le spore del suddetto fungo parassita.
Una formica lì di passaggio viene ricoperta dalle spore infettive del fungo, le quali, mediante gli spiracoli, ovverosia delle piccole aperture presenti sui lati degli insetti, utili all’ingresso passivo dell’aria all’interno del loro corpo, riusciranno ad entrare all’interno di quest’ultimo: l’infezione dunque ha inizio.
(gli insetti, a differenza nostra, non hanno un sistema di respirazione attiva, messa in atto da organi come i nostri polmoni).
Fig. 1.1: Formica infetta dal fungo parassita, una volta che il corpo fruttifero è fuoriuscito dalla testa - Crediti: David P. Hughes (Smithsonian Insider) - No change applied
Che l'infezione abbia inizio
Una volta che il fungo è entrato dentro l’organismo ospite (in questo caso una formica operaia della specie Camponotus leonardi), iniziano a svilupparsi le prime modificazioni comportamentali: allontanamento dal gruppo, causato dall’incapacità di reagire e di rispondere adeguatamente ad eventuali feromoni sparsi dai suoi simili; convulsioni; perdita dell’equilibrio e alterazione dei ritmi circadiani; in questa fase, dunque, la formica perde il controllo del suo corpo.
Quando l’infezione arriva ad uno stadio avanzato, la formica viene spinta a salire su un punto rialzato, ma non troppo distante dal suolo, come ad esempio su un cespuglio basso, salirà sopra ad una foglia (nello specifico sulla pagina inferiore) e ne morderà con tutta la sua forza la venatura centrale, permettendone dunque una presa ben salda, senza il rischio di eventuali cadute (talvolta le formiche infette mordono invece i lati della foglia, oppure dei rametti, tuttavia il concetto è il medesimo).
A questo punto per la formica non c’è più niente da fare: il fungo, che già ne ha preso il controllo, fuoriesce dalla parte posteriore del capo, sviluppando il vero e proprio corpo fruttifero: un filamento stretto e lungo che darà origine a nuove spore che, spargendosi sul suolo, daranno inizio a nuove infezioni.
Fig. 1.2: Formica infettata da Ophiocordyceps unilateralis durante lo stadio finale dell'infezione, quando il fungo è ormai fuoriuscito dal corpo, pronto a diffondere nuove spore infettive - Crediti: David P. Hughes, Maj-Britt Pontoppidan (CC BY 2.5) Wikipedia. no changes applied.
Fig. 1.3: Rappresentazione schematica di una formica infettata da O. unilateralis - Crediti: Lenapcrd (CC BY-SA 4.0) Wikipedia.
Qui giace una colonia
Il metodo messo a punto da questo fungo è oltremodo affascinante, nonché ingegnoso, talmente efficace che, in alcuni casi, è possibile imbattersi in veri e propri cimiteri di “formiche zombificate”.
Una storia già sentita
La ricerca paleontologica ha portato alla luce una scoperta unica e sorprendente, proprio riguardo a questo particolarissimo fungo parassita.
Nel Pozzo di Messel, noto sito paleontologico ubicato in Germania, in cui si sono rinvenuti, e si rinvengono tutt'oggi, reperti fossili conservati in ottime condizioni di uccelli, mammiferi e rettili, è stato ritrovato il resto di una foglia, nominata SM.B.Me 10167, appartenente alla specie Byttnertiopsis daphnogenes (Kvacek et Wilde comb. nov. 2010), il quale conserva ancora ben visibili delle piccole lacerazioni sulla sua superficie, come fossero state morse da dei piccoli insetti...
Ebbene, gli scienziati hanno raggiunto la conclusione che quelle piccole lesioni siano state generate proprio da delle formiche infette da Ophiocordyceps, che, come detto poc'anzi, prima di immobilizzarsi sulla superficie di una foglia, mordono saldamente con le proprie mandibole la pagina inferiore di quest'ultima, nello specifico le nervature.
La storia di questo parassita così peculiare non è dunque recente, affonda bensì le sue radici nel passato geologico di ben 48 milioni di anni fa circa (ancora nel Eocene).
Fig. 1.4: Foglia fossilizzata con i resti dei morsi delle formiche - Crediti: Torsten Wappler (Smithsonian Insider) Background removed.
Fig. 1.5: Fotografia ravvicinata della foglia fossile di B. daphnogenes, con evidenti le citatrici lasciate dai morsi delle formiche infette - Crediti: Torsten Wappler (Smithsonian Insider) Rotated
Scampato il pericolo
Il concetto di "zombi" è stato sicuramente, nel corso del tempo, abusato, trito e ritrito dal mondo della cinematografia, facendogli assumere una connotazione quasi soprannaturale, o comunque apocalittica. Nella fattispecie, Ophiocordyceps unilateralis, non rappresenta di certo un rischio per la nostra specie, non è infatti possibile che quest'ultima specie contagi anche noi esseri umani, in quanto specializzata ad infettare determinate specie di formiche.
Fonti:
Il formicaio intelligente (libro) - Pagine 132 - 136
La storia della vita in 100 fossili (libro) - Pagine 152 - 153
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